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Equivoci, illusioni e ipocrisie della DaD - prima parte

La forzata conversione di 600 mila insegnanti dalla didattica in presenza a quella a distanza (da ora DaD) nasconde alcuni equivoci, illusioni e ipocrisie che forse è bene cominciare ad isolare La scuola italiana, dalle elementari alla secondaria superiore, è oggi nelle condizione dell'aneddoto "fra piuttosto che niente è meglio piuttosto". Ma incominciamo dagli equivoci! La didattica a distanza è solo parzialmente sovrapponibile alla didattica digitale. In questo momento pc, tablet e quant'altro sono essenziali per mantenere un contatto altrimenti impossibile in tempi di distanziamento sociale: il problema è che se cambi gli strumenti devi giocoforza cambiare le pratiche. Altrimenti è come tradurre letteramente le opere di Skespeare o come spiegare una barzelletta: si può fare; ma se ne perderà completamente il senso e la bellezza. Facciamo qualche esempio reale: accade che l'uso massiccio delle tecnologie di video conferenza nasconda in realtà la ri
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Il diavolo fa i pc... non la didattica!

L'ultima grande mobilitazione della scuola è quella relativa ai device digitali da fornire agli alunni in difficoltà. Una grande operazione finanziaria e logistica visto che le scuole sono chiuse e non è così agevole contattare famiglie e adetti per svolgere anche le più semplici operazioni. Persino il mercato digitale segue con affanno questa operazione e per farsene velocemente un'idea è sufficiente seguire la parabola crescente dei prezzi in un periodo tutt'altro che favorevole al commercio. L'obiettivo nobile di questo notevole sforzo è di proteggere,  da dettato costituzionale,  il diritto allo studio . Ma si sa, la strada per l'inferno è lastricata di buone intezioni.  Intenzioni tuttaltro che disprezzabili, anzi lodevoli, ma che si scontrano con una realtà capace di vanificarne gli obiettivi e rendere tutto una gigantesca ipocrisia. Se partiamo dal fatto che nessuna formazione a distanza è possibile senza un minimo di competenze digitali applicat

Piccoli dittatori crescono

Non credo a concezioni del tempo cicliche che vedono ovunque corsi e ricorsi. Tuttavia ci sono schemi, frames temporali che sembano rispondere alle leggi fisiche di causa-effetto. Proprio ieri l'Ungheria, paese dell'unione europea, è diventata di fatto uno stato autoritario. La concessione dei pieni poteri al suo presidente la pone automaticamente fuori dal conssesso democratico non solo europeo ma mondiale. E' il modello cui si ispirano i tanti sovranismi europei che trova oggi nella santa madre Russia un grande estimatore. Come spesso accade, ed bene ricordare: non ci sveglia all'improvviso in uno stato autoritario! L'autocrate ungherese è da un po' che ci prova ma finora aveva sempre trovato piccoli ma significativi ostacoli, ora nell'unione europea, ora nel parlamento, ora nel giudizio internazionale. Tuttavia negli ultmi giorni ha finalmente trovato la situazione favore per raggiungere i suoi scopi: l'emergenza sanitaria. L'Ungheria